Oggi “Il Giornale” mi ha dedicato un paginone enorme e allora ne approfitto per compiere una buona azione spostando l’attenzione su un’iniziativa in cui credo.
Ferriere mi ha ispirato il racconto qui sotto, è il paese nel quale è cresciuta mia madre. Spesso mi sono chiesta cosa significhi nascere in un piccolo paese. Probabilemte non è desiderabile passarci tutta la vita ma in qualche modo senti che una parte di te gli appartiene, non necessariamente la migliore, dura, tenace, generosa, genuina, ottusa, autentica ma sufficientemente orgogliosa da rifiutare ogni banale retorica. Il luogo fisico che si fa luogo mentale. Contribuisce al tuo equilibrio, al quale devi una parte di ciò che sei, immobile, sicura, non la celebri, non la giudichi, come qualcosa che ami anche con i suoi difetti. Qualcosa ti spinge ad andare ma anche a tornare. Lontana e vicina, la ami e la respingi. Voci e colori che si fissano nella memoria, nel cuore, è la parte di te sempre uguale a se stessa, volgare, autentica e sincera, da osteria.
Ferriere però non è un paese per vecchi! qui i giovani non scappano perché disoccupati senza lavoro. I giovani della pro loco sono ingegneri, imprenditori, qui se hai bisogno di un amico lo trovi anche alle tre di notte, è gente che guarda avanti senza piangersi addosso, cresciuta nella cultura del lavoro, dura, come il clima di queste parti. Ha costruito nella Valle una vita realmente a misura d’uomo. Nel tempo libero organizzano reive e feste in quota che attirano giovani da tutta la regione, come la festa dei deltaplani, o per gli appassionati di equitazione. Per le saghe l’intero paese si chiude al traffico per riempirsi di gente. Il coro , per lo più formato da giovani, mantiene viva la tradizione di canti popolari. Il senso di rispetto e di appartenenza al territorio e alle tradizioni non è retorico ma reale, qui non c’è bisogno di una centrale.