ALBANIA
Mercoledì 22 – L’uomo al semaforo che tutti i giorni mi chiede una moneta ha indossato l’abito rosso di Babbo Natale e il solito sorriso a denti alterni. Instancabile vedetta dell’incrocio tra Viale Sondrio e Melchiorre Gioia. Il costume è sudicio di smog come una spugna inzuppata. Gli allungo una moneta, sorride e mi dice sempre la stessa parola:“Albania”.Oggi suona come un augurio.
“Albania anche a te”, gli rispondo mentre sale il finestrino. Inutile chiedergli come si chiama, la risposta è sempre la stessa. Anche gli altri autisti gli allungano una moneta. Grazie al costume ha incrementato gli affari..
Giovedì 23 – Oggi non sta al solito semaforo ma all’incrocio precedente. Ha l’aria un po’ triste, sorride solo quando gli allungo la solita moneta. Il sorriso sgranato rivela un dente in meno e una guancia graffiata.
“Che ti è successo?” gli domando
“Niente, preferisco questo semaforo”.
“Dicevo alla faccia”
“la mia faccia è sempre la stessa. Ciao”
E’ la prima volta che mi dice una frase senza la parola “Albania”.
All’incrocio successivo mi sono più chiare le ragioni del cambiamento. Il semaforo ha un nuovo padrone, ovvero un uomo senza una gamba poggiato sulle stampelle, gli occhi infossati dentro un viso invecchiato da una folta barba bionda. “Albania” non è più molto giovane ma mi sembra strano che possa aver la peggio contro un uomo che fatica a reggersi in piedi. Solo più tardi, ritrovandomi nei paraggi, ho capito che l’albanese ha dovuto vedersela con l’uomo che a sera passa a recuperare il povero storpio, e che, ogni mattina, puntuale come una scolaretta, lo riaccompagna al semaforo. Un incrocio così ampio rende di più, specie a Natale, quando il freddo punge e si rispolverano i buoni sentimenti.
Venerdì (notte) 24 – Fa freddo sta notte, Milano sotto le strade deserte cosparse di sale sembra una città fantasma. I marciapiedi adesso sono isole conquistate ai viados e alle prostitute, sembrano qualcosa di separato dalla realtà. Figure surreali. Mentre, noi che gli passiamo accanto, chiusi dentro vite “normali” sembriamo dirgli “siamo noi la vita reale”. Ma oggi Natale ha invertito i termini. Sta notte la città mi sembra di plastica, Sta notte mi sembra che il mondo reale sia “Albania” e la barba gialla dello storpio, persino le tette finte dei viados mi sembrano più vere delle luci del centro, dei manichini immobili nelle vetrine, dei rami secchi ricoperti di brina. Sembra di vivere dentro un’eterna cartolina, non resta che scriverci sopra “BUON NATALE”