LA FIDANZATA ECO-SOSTENIBILE
Quasi la investo! E’ fiondata in taxi senza darmi il tempo di accostare, come se si tuffasse da una rupe, con disperazione.
“Vada, vada…”, urla piangendo. La guardo dalla cornice dello specchietto. Il rimmel è un arcobaleno che gli cola dagli occhi.
“Dove?” Chiedo.
Mi dice l’indirizzo come se fosse la tana pronta ad accoglierla, a proteggerla. Mi domando cosa le sia accaduto. La solidarietà femminile ha bisogno di poco. Ammesso che delle salviette siano poco quando le lacrime spalmano il mascara ovunque, come se le avessero sparato in faccia. Così si è lanciata sui fazzolettini come una tribù sugli aiuti umanitari.
“Quel bastando! Non fa che ingozzarsi, dire sempre le stesse cose e la partita poi…” , dice strisciando il kleenex sugli occhi. “E’ come una religione il calcio per quello lì, o un’ideologia!”
“Se dovessimo piangere per ogni uomo che guarda la partita, moriremmo disidratate!” Non l’avessi mai detto…
Le righe nere sotto gli occhi le danno un’improvvisa aria cattiva. La disperazione è diventata rabbia.
“Io, non gli ho mai impedito nulla. Cucinavo per lui. Mangiava solo robaccia prima di conoscermi. Lavavo la sua biancheria, malgrado sia allergica ai prodotti chimici. Fingevo che sua madre fosse così piena di buoni consigli e non un’incredibile rompicoglioni. Ho persino iniziato a mangiare i carboidrati per lui! A passare le vacanze in montagna, invece che al mare. A guardare quei film per ragazzini. Come se i fumetti fossero Dostoyevsky! E poi è così pigro. Usa l’automobile persino per andare al bagno! Lo vestivo. Si, si!”, ripete isterica, sgranando gli occhi. “Prima di mettersi come me si vestiva come uno di quegli artisti bohemian con il conto in Svizzera, lui che non ha mai un soldo!”
Ora capisco perché nessuno insegue la sua fuga in taxi. Controllo meglio nello specchietto retrovisore. La strada è proprio deserta.