IN TAXI CON FRANCESCO GUCCINI

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DEUS EX MACHINA

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“DEUS EX MACHINA” DICONO I PIU’ COLTI
“COLPO DI CULO!” DICE LA STRADA!

Il Destino!? Il Karma!? Forse.  Anche un’atea impenitente ieri ha ammesso l’idea che Dio potrebbe esistere. Ha la barba bianca, assomiglia vagamente a Karl Marx. Mi ha parlato attraverso i segni! Non  quelli del Tg per i sordo-muti, di più…

Eppure a casa, in quel che restava della notte, ho avuto un incubo. Il taxi sfrecciava in retromarcia. Mettevo la prima, acceleravo, tiravo il freno a mano ma non serviva a niente. Scesa dall’auto ho visto le ruote squarciate. Tre uomini del mio passato mi passavano accanto- Uno mi poggiava la mano sulla spalla e sarcastico diceva “mi dispiace!”, con un senso di rancore, un sentimento di vendetta, di sopraffazione. Non occorre essere Freud per capire il significato di un incubo. Sono tornata nel passato “in retromarcia”, tra ostacoli di gente inutile buona solo a tagliarti le gambe.  Tra invidie e gelosie- Per essere la stampella di gente invalida che non vuole che altri riescano. Un ginepraio, un groviglio che se non ti svuota ti uccide. Eppure le ruote si riparano e ognuno guida la propria vita dove vuole. Si può anche svoltare, guidare via lontano, verso altre traiettorie.

So che questo post è un po’ ermetico ma chissenefrega!!! Sento di non avere più la volontà di gettare energie nelle cose per cambiarle, semmai per raccontare. Non voglio più conquistare il mondo ma viverci dentro, e godermelo. Non per desiderare la calma piatta ma sempre nuove cose, ci sono strade che non mi appartengono più. Ieri sera la fortuna, Dio o qualcosa di straordinario me l’ha ri-confermato..

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IN TAXI PREFERISCO ASCOLTARE LE DONNE:

Lei

e poi Lei

soprattutto Lei

ma anche Lei

Lei!

e ancora Lei

ecco Lei

perché non Lei!?

Lei non può mancare

ma neanche Lei

in fine Lei (per ora!)

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1. L’AMORE AI TEMPI DELL’ I-PHONE

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Credo ci sia qualcosa che non va in me. Guardo le persone e non ci trovo nulla d’interessante, a volte la gente esprime tristezza. Eppure voglio giudicare solo me stessa. Se sommassi ogni istante passato su facebook a commentare topolini, palloncini, gattini,  foto, fattorie virtuali, applicazioni e minchiate di ogni genere e specie, m’avanzerebbe una seconda esistenza. Sono troppo poco Social per i Network. L’umanità mi ha deluso: non ha alcuna coscienza del proprio valore.

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P S I C O T A X I

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Saper vivere non è da tutti. La scienza dovrebbe studiare il DNA dei pochi saggi impermeabili alla stupidità, alla cattiveria, alle ingiustizie, ai tradimenti, all’ipocrisia. Io, invece, sono ancora una che s’incazza! scusate il francesismo!.La calma (apparente) mi costa una fatica  enorme. Sono aggressiva per natura, tollerante per scelta. Scelgo di non arrabbiarmi. E’ una pratica che richiede costante allenamento e concentrazione. Perché talvolta confondo la tolleranza con la passività: è una condizione terribile la passività, quindi prendete carta e penna e segnatevi questa semplice ricetta.

1 Cercate di capire chi vi sta facendo arrabbiare, non per giustIficarlo, le sue ragioni non sono meno importanti delle vostre.

2 Riconoscete la rabbia, Sentitela percorrere il corpo ed esplodere nel cervello: controllatela, oppure sarà lei a controllare voi, sfogarsi peggiora le cose.

3 Fate una pausa di pochi secondi prima di parlare, nel frattempo focalizzate Gandhi, o qualsiasi altro personaggio vi richiami equilibrio e fermezza, io ho scelto lui. 

4 Ora ARGOMENTATE LE VOSTRE RAGIONI, usando le parole non per ferire o provocare, neppure per dare lezioni, ma per convincere l’interlocutore, rispettandolo.

Ma ricordate che se non fate i tassisti non siete costretti ad avere a che fare con tutti!!

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ILSOLE A MEZZANOTTE

Questo sole mi brilla in faccia ogni notte mentre uno sconosciuto mi siede alle spalle. Questa foto, che neppure i colleghi hanno saputo riconoscere, l’ho scattata alle  piastrelle opache di smog che rivestono il ponte di Viale Forlanini. “I tre ponti” li chiamiamo noi tassisti. Pare che non le noti più nessuno le figure geometriche che rivestono la parete. Eppure questo è l’unico sole dei lunghi inverni milanesi, quando le giornate durano poche ore e l’umidità ci fa uscire dalle bocche nuvolette bianche come fumi di scarico. Io trovo che abbia una sua “drammatica” bellezza.

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CERVELLO, ISTRUZIONI PER L’USO

Il titolo non è mio, l’ho preso a prestito dalle mie letture da posteggio taxi.
Hanno vent’anni, anno più, anno meno, 19 e 21. Francesco e Antonio. Ai piedi del palo, sparpagliata sul marciapiede, c’è un po’ delle loro materia organica. Sono stati presi a colpi di cric per una banale lite con un automobilista.
Io ci penso cosa significa essere presi a colpi di cric. STO NEL TRAFFICO OGNI DANNATO GIORNO. LA STRADA E’ IL MIO LUOGO DI LAVORO. Siamo portati a credere che i fatti di cronaca riguardino sempre gli altri. Pensate veramente di essere immuni al giorno di ordinaria follia!? o che un giorno un cric non potrebbe far schizzare il vostro cervello sull’asfalto!? Il cervello è il punto. Forse è il caso di cominciare ad usarlo! Non solo per urlarsi addosso come cani rabbiosi. Succede tutti i giorni. Tutti i giorni vedo gente che si ammazzerebbe per una precedenza non data. Gorilla con il cambio automatico.
La scorsa primavera il collega Luca Massari veniva barbaramente malmenato, morì all’ospedale dopo il coma. Temo che un giorno saremo talmente assuefatti alla violenza che non farà neppure notizia. Eppure quel giorno il cervello sul marciapiede potrebbe essere il tuo. Quando salite in macchina usate la ragione e un po’ di tolleranza.

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STORIE

Non aggiorno il blog da mesi perché da un po’ di tempo sono come un motore rotto. Non starò a parlare delle opportunità consumate, a noi motori rotti le martellate servono solo a fracassarci gli ingranaggi!

Serve invece riconoscere lo “schema ricorrente”, questo si, questo serve davvero! Tuttavia guardarsi dall’esterno è l’esercizio più difficile. Nel blog spesso parlo di chi mi siede alle spalle ma se rivolgo lo specchietto retrovisore su di me allora lo ammetto: la persona che meno conosco sono proprio io! Dicono che tutto ciò che si scrive sia autobiografico. Sicuramente utilizziamo “la nostra prospettiva”, una lente che trasforma il mondo per necessità o bisogni.

“L’uomo più saggio – diceva Socrate – è quello che conosce se stesso” , so poco di questa estranea che è me stessa. A me piacciono le storie di altre vite. Mi piace scrivere di altri, nascondendo me stessa, forse perché non sono saggia. Sembra sciocco ma questo per me è un problema ricorrente e che mi è costato caro…

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CORSO PREMATRIMONIALE

Facciamo un po’ di psicotaxi, del resto trascuro il blog da troppo tempo. Incoraggiata anche da Oizz, che mi ha invitato a condividere e pubblicare sul suo blog. Pubblico questa “true story”, come dicono i migliori film, la mia però è un po’ provocatoria, perdonatemela.

CORSO PREMATRIMONIALE


“Il matrimonio è un contratto, lo è per definizione, quindi deve essere conveniente. Perciò il matrimonio non può assolutamente avere nulla a che fare con l’amore. L’amore è un sentimento complesso, ha ben poco di razionale. Non si può firmare un contratto in stato di euforia ormonale.  Un matrimonio basato sull’amore è quindi è un matrimonio a termine, tipo bomba a orologeria.”

La cliente ride, i pacchetti hanno invaso il taxi con i loro nastri in raso color avorio. Si sposa a giugno e vuole convincermi che il matrimonio sia un “passo essenziale”

Sta preparando il grande evento con rigore scientifico. Quando è salita sul taxi stringeva il cellulare tra i denti, come un pirata lanciato all’assalto! Inveiva nel telefono contro il fioraio che insisteva ancora con “sti cazzo di boccioli di rose bianche – come li chiama lei – Ho ordinato le gerbere e i tulipani per le decorazioni, mentre per il bouche voglio le calle”.

Per una sposa così serve un abito di materiale ignifugo! Ma sono sicura che abbia pensato anche a questo. Eppure mi è simpatica, perché, diciamo la verità, noi donne siamo straordinariamente tenaci, quando vogliamo qualcosa diventiamo cani da fiuto, macchine da guerra, atleti in allenamento. Noi costruiamo. Del resto sapete perché hanno inventato i corsi prematrimoniali? Per insegnare a lui come chiudere la tavoletta del cesso.

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ALBANIA

Mercoledì 22 – L’uomo al semaforo che tutti i giorni mi chiede una moneta ha indossato l’abito rosso di Babbo Natale e il solito sorriso a denti alterni. Instancabile vedetta dell’incrocio tra Viale Sondrio e Melchiorre Gioia. Il costume è sudicio di smog come una spugna inzuppata. Gli allungo una moneta, sorride e mi dice sempre la stessa parola:“Albania”.Oggi suona come un augurio.
“Albania anche a te”, gli rispondo mentre sale il finestrino. Inutile chiedergli come si chiama, la risposta è sempre la stessa. Anche gli altri autisti gli allungano una moneta. Grazie al costume ha incrementato gli affari..

Giovedì 23 – Oggi non sta al solito semaforo ma all’incrocio precedente. Ha l’aria un po’ triste, sorride solo quando gli allungo la solita moneta. Il sorriso sgranato rivela un dente in meno e una guancia graffiata.
“Che ti è successo?” gli domando
“Niente, preferisco questo semaforo”.
“Dicevo alla faccia”
“la mia faccia è sempre la stessa. Ciao”
E’ la prima volta che mi dice una frase senza la parola “Albania”.
All’incrocio successivo mi sono più chiare le ragioni del cambiamento. Il semaforo ha un nuovo padrone, ovvero un uomo senza una gamba poggiato sulle stampelle, gli occhi infossati dentro un viso invecchiato da una folta barba bionda. “Albania” non è più molto giovane ma mi sembra strano che possa aver la peggio contro un uomo che fatica a reggersi in piedi. Solo più tardi, ritrovandomi nei paraggi, ho capito che l’albanese ha dovuto vedersela con l’uomo che a sera passa a recuperare il povero storpio, e che, ogni mattina, puntuale come una scolaretta, lo riaccompagna al semaforo. Un incrocio così ampio rende di più, specie a Natale, quando il freddo punge e si rispolverano i buoni sentimenti.

Venerdì (notte) 24 – Fa freddo sta notte, Milano sotto le strade deserte cosparse di sale sembra una città fantasma. I marciapiedi adesso sono isole conquistate ai viados e alle prostitute, sembrano qualcosa di separato dalla realtà. Figure surreali. Mentre, noi che gli passiamo accanto, chiusi dentro vite “normali” sembriamo dirgli “siamo noi la vita reale”. Ma oggi Natale ha invertito i termini. Sta notte la città mi sembra di plastica, Sta notte mi sembra che il mondo reale sia “Albania” e la barba gialla dello storpio, persino le tette finte dei viados mi sembrano più vere delle luci del centro, dei manichini immobili nelle vetrine, dei rami secchi ricoperti di brina. Sembra  di vivere dentro un’eterna cartolina, non resta che scriverci sopra “BUON NATALE”

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