2010
La serratura di casa gira secca, andrebbe oliata, prima che si rompa un’altra volta, penso lasciando cadere le chiavi del taxi sul tavolo. Accendo la tv mentre apro il frigo, l’orologio segna le 5.15, del mattino. L’alba del primo giorno del 2010. Ogni gesto sembra nuovo, sembra il primo, eppure quante volte ho appoggiato le chiavi sul tavolo, metto in fila ogni giorno gli stessi gesti, perché questo dovrebbe essere il primo?
Cinquecento feriti per i botti di fine anno, dice la tv, e anche questa non è una novità, come il servizio sui festeggiamenti nelle capitali del mondo, New York, Parigi, ecc… Qualcosa però è cambiato. Sullo schermo scorre un’immagine sgranata, la qualità del filmato è pessima, forse ripresa da un cellulare, eppure si vede chiaramente l’uomo poggiato sulle gambe, le braccia tese in avanti, stringe una pistola tra le mani, gli spari coprono le urla della folla, una donna si accascia, indossa il velo islamico, si tiene la mano sulla pancia, sembra sorpresa, la folla cerca di soccorrerla, l’uomo spara ancora, lei crolla come qualcosa a cui improvvisamente han tolto la corrente, quasi non sembra reale, non sembra possibile che una giovane donna possa morire così. I soccorritori la sollevano da braccia e gambe, come se alzassero un tavolo, hanno visi puliti, giovani, è la protesta degli studenti iraniani.
Le tensioni proseguono dalle ultime elezioni di giugno, ai pochi giornalisti stranieri rimasti in Iran è stato vietato di riprendere le dimostrazioni in strada. La maggior parte di coloro che si trovavano in Iran per informare sulle elezioni non ha avuto il rinnovo del visto temporaneo, alcuni sono scomparsi. Durante le elezioni sono stati vietati persino gli sms. Quello iraniano è uno dei più repressivi regimi islamici, oggi, in nessun paese islamico esiste la democrazia, le manifestazioni di questi giorni sono state represse nel sangue, nessuna immagine è stata ripresa dalla tv iraniana, vietata la presenza dei giornalisti stranieri. Gli studenti, organizzati in un movimento che ha scelto il suo simbolo nel colore verde, chiedono libertà di stampa, di manifestazione, LIBERTA’ D’ESPRESSIONE e libere elezioni.
Ecco cosa è cambiato, la comunicazione, internet, strumento represso in tutti i regimi, sta diventando più forte della tv, strumento di comunicazione potentissimo. Durante le manifestazioni gli studenti hanno con sè i cellulari, i filmati vengono postati su you tube.
Sono le 5.30, ora la tv mi racconta come hanno trascorso il capodanno i ragazzi della casa del grande fratello! Io, inguaribile ottimista, penso che la democrazia ha le proprie contraddizioni ma ben vengano. Infondo la tv si può anche spegnere, nessuno è costretto a guardare il grande fratello. Non ho sonno, accendo il pc, cerco altre notizie sulla protesta. Su una web tv islamica trovo un filmato agghiacciante, l’esecuzione da parte del regime iraniano di tre studenti, una, quella al centro, è una donna, una ragazza. La impiccano, il corpo sospeso si contrae, infagottato nel velo, obbligatorio dal ‘79. Decido di metterlo sul mio blog, non è certo home page del Corriere della Sera, non si usa mettere immagini troppo forti, perché turbano, respingono, ti fanno cambiare canale, voltare pagina. E’ giusto che si sappia, che si veda, per la stessa ragione per cui vengono pubblicate e ricordate le immagini violente dello sterminio nazista o della guerra. La verità va raccontata, va mostrata, soprattutto quando un regime repressivo intende nasconderla. Una giovane studentessa viene impiccata, mentre un rappresentante dell’Ayattolah dichiara che i leader della protesta sono nemici di Dio da giustiziare.
Un paese che ammazza i suoi figli è barbaro e incivile, ammazza gli studenti che chiedono riforme progressiste. Fa giorno, un nuovo giorno, di un nuovo anno, speriamo sia diverso.
