PSICOBICI

Quando guidi un taxi corri il rischio di viverci dentro. Purtroppo accade. Per questo cerco di evitare di guidare la macchina nel tempo libero. Credo ci sia un ciclista in ogni automobilista e viceversa, come c’è un lato oscuro nei più buoni o il desiderio di vivere meglio anche in chi persegue le peggiori abitudini.
Mi piace pedalare, soprattutto quando fa caldo e l’asfalto cuoce. Mi piace andare a fare la spesa in bicicletta o, quando non lavoro, uscire la sera a bere una birra con gli amici. Una bicicletta è una cosa straordinaria. Consumo calorie al posto dei soldi della benzina e trovo subito parcheggio! 

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UNA VOLTA ALL’ANNO

Non scattavo foto da troppo tempo. La pioggia e il vento hanno pulito il cielo, la luce è perfetta. Giornate così a Milano capitano una volta l’anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SE FOSSE UNA CANZONE…


“♫♪♪ There’s a calm before the storm. I Know, it’s been coming for some time ♫♪♪ It’l rain a sunny day♫♪♪ shinin’ down like water ♫♪♪ I want to know, have you ever seen the rain? Comin’ down on a sunny day? ♫♪♪♫♪♪”

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PSICOTAXI IN TRE MESI


Quando chiamate il radio taxi, la speaker vi comunica la sigla e i minuti di attesa. Un esempio, “Savona 18 in 2 minuti”, oppure, “Psicotaxi in tre mesi!”. Fortuna che parlo del blog e non dell’auto che dovreste attendere.
Dove è andato lo Psicotaxi?! Le metafore si sciupano. Poca benzina? Gomme sgonfie? Psicotaxi è di salute cagionevole, anche se la fragilità ha i suoi vantaggi. Ci costringe a cambiare prospettiva. Sia Chiaro, però, nessuno cambia davvero e neppure le persone che ci circondano lo fanno. Una prospettiva diversa, però, può illuminare qualche ombra, farci vedere qualche lato oscuro, soprattutto i nostri!
Sul muro sopra la mia scrivania c’è La Nuda Veritas di Klimt. E’  un quadro provocatorio. E’ una dichiarazione esplicita, scritta nera su bianco, “La verità è un fuoco e parlare di verità significa illuminare e bruciare”.
Non che voglia scomodare la Storia. Il quadro si colloca in un momento storico di profondo rinnovamento culturale. A me, però, piaceva per la sua schiettezza. Chissà perché ho sempre pensato che parlasse al mondo, agli altri e non anche a me!? Quando giudichiamo gli altri cerchiamo di assolvere noi stessi.

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CRESCERE

“Abbiamo capito che sei tra gli ospiti del Festival a Perugia…” dirà – a ragione – qualcuno ma Psicotaxi è entusiasta! Quindi non posso non parlarne e fare una cronaca nei prossimi giorni. Del resto quando ho ricevuto l’invito ho seriamente pensato ad un errore! Tutti gli anni l’evento vede la partecipazione di giornalisti e personaggi del mondo della comunicazione italiana e internazionale, come Roberto Saviano, Kevin Bleyer, autore dei discorsi di Obama, solo per citarne due tra i 600 ospiti provenienti dal tutto il mondo. Psicotaxi è molto più piccola ma felice, perchè è così che si cresce, ovvero, un poco alla volta e sempre di più. E’ ironico, per me eterna impaziente, scoprire il gusto della maturazione lenta, la bellezza di assaporare le cose poco alla volta, senza fretta.

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PSICOTAXI AL FESTIVAL DEL GIORNALISMO INTERNAZIONALE

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A SPASSO CON LO SCRITTORE

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IL DOPO SALONE

“Il dopo salone” è l’insieme di eventi, serate, istallazioni, incontri, aperitivi, feste e chissà cos’altro che riempiono Milano durante La Fiera del Mobile. La città s’accende, vive, rivela la sua vocazione europea. Non è vero che non ha cielo ne anima. Dimostra quello che potrebbe realmente essere o sperare di diventare! Sarebbe bellissimo se fosse sempre così creativa. Non lo dico solo per la gioia del mio tassametro! Non vivo in taxi, anzi, cerco di starci il  meno possibile.

E’ stato un lunedì milanese insolitamente luminoso. Ho scattato questa foto in Via Tortona, mentre smontavano le istallazioni. Alcune sono rimaste ma ricordano i palloncini mezzi sgonfi, circondati da mozziconi e bicchieri di plastica, di una festa ormai finita.

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LE 3.16 E MEZZO…

Dovrei essere un grande poeta

e il pomeriggio casco dal sonno

so che la morte mi viene addosso

come un toro gigantesco

e il pomeriggio casco dal sonno

so di guerre e di uomini che si battono nell’arena

apprezzo la buona cucina, il vino e le donne

e il pomeriggio casco dal sonno

so cos’è l’amore di una donna

e il pomeriggio casco dal sonno,

mi piego al sole dietro una tenda gialla

mi chiedo dove sono finite le mosche dell’estate

ricordo la morte sanguinosa di Hemingway

e il pomeriggio casco dal sonno.

 

un giorno non cascherò dal sonno, il pomeriggio,

un giorno scriverò una poesia che di quelle colline laggiù

farà vulcani

ma ora casco dal sonno, il pomeriggio,

e qualcuno mi chiede: “Bukowski, che ore sono?”

e io dico: “le 3,16 e mezzo”.

mi sento in colpa, mi sento odioso, inutile,

pazzo, mi sento

cascare dal sonno il pomeriggio,

bombardano le chiese, okay, va bene,

nel parco i bimbi cavalcano i ponies, okay, va bene,

le biblioteche sono piene di migliaia di libri di scienza,

una gran musica aspetta dentro la radio vicina

e il pomeriggio io casco dal sonno,

ho in me questa tomba che dice:

ah, gli altri facciano pure, vincano pure,

lasciatemi dormire,

la saggezza è nelle tenebre

spazzare nelle tenebre come scope,

vado dove sono andate le mosche dell’estate,

acchiappatemi se vi riesce.

Charles Bukowski

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RAFFAELLA O SOFIA CORBEN?

Trilla il mio nuovo cellulare rosa. Ha qualcosa d’infantile, sembra quello della Barbie ma l’ho scelto per il prezzo, non per l’aspetto. Quello vecchio andava benissimo, fino a che non è volato in una pozzanghera.
“Sofia?” dice una voce di donna.
“Ha sba… – m’interrompo – si, sono io”

Perché uno pseudonimo? Perché sembro sciolta e per niente timida finché non si tratta di parlare di me... Tempo fa è uscito un articolo molto bello sullo Psicotaxi, eppure non l’ho ancora pubblicato, perchè ero nuda! Ovvero andavo sul personale ed è come violare un pudore. Posso parlare del mondo, degli altri ma parlare di me stessa è un’impresa titanica.
Uno pseudonimo mi permette di guardarmi dall’esterno. La verità è che non sono la bella persona che alcuni pensano, non sono un confettino. Forse per questo mi piace il noir, per il mio lato cinico. Sono piena di sensi di colpa, ho addirittura gli incubiMi sono persino messa a fare volontariato. Agire è l’unica cosa che mi fa stare bene. Infondo non siamo ciò che diciamo ma quello che facciamo.

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