
Voglio ciò che molti ritengono l’epilogo di ogni passione, la routine. Alcuni pensano che il taxi conceda una certa libertà, non è poi così vero ma, in ogni caso, la libertà è difficile da gestire, soprattutto per una mente caotica come la mia. “Fare Ordine” è diventato il mio mantra e l’ordine richiede dei tagli.
Malgrado ogni femminismo, ogni emancipazione, ogni libertà di pensiero, qual è l’oggettivazione più pura del cambiamento per una donna? I capelli! Potente e stramaledetto insegnamento atavico! Una sorta di memoria storica del genere femminile, tramandata da madre in figlia attraverso i millenni. Esiste prima ancora della nostra volontà, della nostra nascita. Pubblicherò un post a parte (e magari anche una foto) sul taglio della mia chioma. La vicenda è comica e coinvolge – in realtà – un vecchio senso di colpa, un parrucchiere con l’arroganza di un finto artista e un cinese sordo muto, forse anche cieco!!
Secondo taglio, le calorie! Sono a dieta e giuro che potrei uccidere un burocrate per un pollo arrosto. Perché proprio un burocrate? Per potermi appellare a qualche attenuante o sconto di pena.
Terzo taglio, il tempo trascorso sui Social Network, non perchè sia contraria a ciò che sostituisca e distrugga i rapporti umani ma perchè la vita è lunga, solo per chi non la riempie.

Sapete cosa è peggio di una donna che crede nell’oroscopo? Un uomo che crede nell’oroscopo! Lo so, sono un mostro ma l’inverno mi rende cattiva. E’ come se il freddo mi arrivasse fino al cuore. Giuro che in primavera sboccio in dolcezza, come un fottutissimo fiorellino. Non sono cattiva quanto il Grinch, di più: io non avrei ceduto alla pressione sociale, diventando buona per l’Happy End.
“Devi essere del Cancro? Vero?”
“No – rispondo – Sono nata nell’anno della scimmia”
“L’ironia è dell’Ariete. Tu sei dell’Ariete”
Ma perchè mi da del tu!? “Sono Diabete, nella mia famiglia c’è una propensione genetica ma sto attenta all’alimentazione”
Ride di gusto, convinto com’è che io abbia “qualcosa in Ariete”. Vuole farmi “il quadro astrale”, dice!
Gli assicuro che “ho appena fatto la revisione”. Sono apposto! Però apprezzo chi sa ridere delle proprie convinzioni. Mi piace la gente tollerante, quelli che non vogliono evangelizzarti alla loro verità. Lo prendo sul serio.
“Non credo che l’universo determini la mia personalità o il mio destino, e neppure il modo in cui mi sentirò domani”
“L’universo ha energie molto potenti e non sappiamo nulla sull’energia che lo governa”
“Dunque dovrebbero essere gli scienziati a scrivere l’oroscopo! I fisici, gli astronomi…”
“Tutto è interconnesso. In realtà, ciò che accade lontano dal nostro quotidiano influisce sulle nostre vite”
“Non c’è dubbio, la guerra in Siria e il prezzo della benzina incidano sul mio umore, molto più dell’orbita di Saturno”.

Il fotografo è del genere “romantico-trascurato” ma francamente non ho troppa voglia di portarlo ovunque debba andare, così inzuppato di pioggia e di freddo, pronto a guastare la quiete del mio rifugio caldo, in compagnia dei racconti di Scerbanenco, edizione introvabile degli anni ’70, scovata al book sharing di un’amica. Leggerlo di notte, nel taxi, con la sensazione tangibile di vivere dentro quella Milano di nebbia, umida di pioggia, piena di segreti: insomma, è perfetto.
Non esistono clienti rompi scatole, esistono solo momenti in cui vorresti fare altro piuttosto che lavorare e invece ti tocca accendere il motore e il tuo migliore amico: il tassametro! Mentre gli ultimi neuroni grugniscono contro il cielo basso della tua notte più fredda, però lo Psicotaxi riesce sempre a sorprenderti.
“Fotografare è un po’ rubare l’anima. Rubare un pezzetto di una persona”, ha detto molte parole e qualche chilometro dopo.

Psicotaxi è in vacanza, scivola nelle acque calde dei bagni termali. Malgrado ogni relax non riesce a dormire. Sono drammaticamente nottambula, il mio orologio biologico è puntato sul turno di notte. Ne approfitto per pubblicare un post che ho in mente da tempo. Ovvero i migliori del mio “radiotaxi”, soprattutto di notte…
Nessuno può veramente tirarsela, forse solo Rita Levi Montalcini poteva permetterselo. Tuttavia, ogni tanto, è concesso ma solo se coesistono tre condizioni:
1. Che non duri molto, qualche ora, mezza giornata, altrimenti fa male al karma
2. Che abbiate trascorso una pessima giornata
3. Che il vostro blog sia stato twittato dalla Direttrice di “A“ ツ

Oggi è stata una giornataccia. Avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su. “Non il cibo”, mi son detta. Sono a dieta e intendo portarla fino in fondo. Nutriamo l’ego… Ogni tanto fa bene, anche al girovita!
“Non lasciare che ti trucchino la mente”, non si traduce proprio così ma non m’interessa. La traduzione letterale rivela un proprio senso.
Strano come a volte un solo verso entri con insistenza nella mente. Allora continuiamo a canticchiarlo. Si tratta di una canzone di Neil Diamond. Ogni volta che la sento mi viene voglia di ballare. Penso che sia stata scritta per questo scopo, per farti sentire viva. La ricordo per Mia Wollace, ovvero Uma Thurman in Pulp Fiction. Interpreta la fragile e affascinante donna del boss, dunque irraggiungibile. La scena dura il tempo della canzone, per spegnersi insieme a lei. Gli occhi indietro come quelli di una bambola e quel verso, “girl, you’ll be a woman soon…” Non incipriarti il cervello!!

Aveva 103 anni e tutte le mattine andava a lavorare nel suo centro di ricerca. Quando donne come lei ci lasciano provo un senso di tristezza. Non per la morte in sé. Ho provato la stessa malinconia quando morirono Fernanda Pivano, la Mafai, la Merini, la Fallaci. Donne che rappresentano la dignità, l’intelligenza, l’eleganza, l’ottimismo della ragione.
Confesso che ritenevo la Montalcini un cavaliere Jedi, la risposta femminile a Yoda. Un collega di Torino una volta mi disse che la portò sul suo taxi. Sempre agli altri le corse migliori! Sul mio taxi di lei salirono solo i suoi libri. La sua eredità vorrei non morisse mai ma questo dipende da noi!

La fine dell’anno ci trasforma in ragionieri alle prese con bilanci in passivo. Non voglio più sentire “buoni propositi”. Li ho raccolti tra una corsa e l’altra, tanto che il mio taxi pare il pozzo dei desideri. Eppure i sogni non dovrebbero mai precipitare sul fondo o ammuffire nei cassetti. C’è chi vorrebbe dimagrire, leggere di più, bere meno, fare sport, imparare a cucinare, essere più ordinati, mantenere la calma, imparare la pazienza… Sono i rischi del mestiere e sì che temevo mi avrebbe ucciso una rapina, mai avrei pensato alla noia! Oggi sullo Psicotaxi si fa terapia d’urto. Così, ho appeso una targhetta, come quella che sta sugli autobus: “E’ VIETATO ANNOIARE LA TASSISTA”, perchè le promesse sono fatte per essere infrante. Agite! Se, per esempio, volete imparare a cucinare mettetevi ai fornelli e cimentatevi. Quando a me, non mi resta che seguire i consigli che do’ agli altri!! Allora sarà un anno magnifico! Tanti Auguri di cuore!


“…Bisogna essere severi, saldi, come un albero radicato al suolo…”, mentre parlava pensavo che fosse troppo rigida ma poi ho preso ad ascoltarla come si dovrebbe imparare a fare, fino in fondo. “La severità non va confusa con l’ottusità. E’ qualcosa di molto simile alla determinazione, alla volontà.”
Io, ormai, appartengo al genere “testa fra le nuvole”. Mi piace l’ozio e vagare a caso tra ciò che amo. Mi salva il fatto che il letame mi annoia e mi riferisco a cose come guardare la televisione. Posso passare, invece, un intero lunedì a leggere o andare al cinema di mercoledì pomeriggio per godermi la sala vuota, come se stessero proiettando il film solo per soddisfare un mio capriccio.
La mia leggerezza è una deformazione, visto che per professione vago per strada nella notte. Oppure è una passione perchè vagando raccolgo suggestioni, storie, immagini che passano dagli occhi fino al cuore. “Non è un lusso”, secondo lei ma un costo. “Una cosa che si paga”. Credo che abbia un po’ ragione.
E’ scesa dal taxi ma la porterò fino a casa per metterla sotto l’albero di Natale. Regalandomi un po’ di quella sua severità. Magari senza perdermi il gusto di godermi il mondo.

Questa mattina il telefono ha squillato la Cavalcata delle Valchirie. Solo le Zie suonano in modo così wagneriano!
“Quest’anno mangiamo da te”, mi dicono in viva voce e senza neppure salutare.
Alla faccia della crisi! “Per tutto il 2013?” Chiedo sperando, piuttosto, che la profezia Maya si avveri!
“Non fare la stupida. Parliamo del pranzo di Natale”.
Seguono indicazioni dettagliate a modi attacco all’alba, relative a tutto ciò che devo acquistare, alla tavola, agli addobbi, ecc.. Un elenco di cose da fare e, soprattutto, da non fare! Tanto per dirne una: “Non avrai mica appeso alla finestra quel ridicolo Babbo Natale?”.
“Era una performance artistica sull’aspetto Kitsch del Natale”
“Si, si! Ce lo spieghi un’altra volta, cara… Tu, però, togli quell’orrore. Pareva che si fosse impiccato al tuo cornicione!”
“Tranquille! Quest’anno i vicini hanno fatto una petizione…”
“Bene! Parliamo del tuo appartamento. E’ in ordine, vero?” Un silenzio profondo interrompe la conversazione. “Pronto?”, insistono le Zie
Asservo desolata il caos che mi circonda.
“Uno specchio!” Rispondo.
Per capire quanto ami fare la casalinga, dico solo che trovo meno spietata un’esplosione atomica! Di certo più rapida!